Continuous Transaction Control: uno sguardo sul futuro

I vantaggi del Continuous Transaction Control per ogni Paese sono evidenti e riconosciuti da molti esperti, anche se occorre sottolineare che la loro effettiva realizzazione dipende da come il sistema di CTC viene implementato e da quali forme assume all’interno di un determinato Paese. Del resto, come è già stato raccontato in un nostro precedente articolo, il Continuous Transaction Control non ha un tipo di implementazione unica, anzi, sebbene col tempo molti Paesi stiano iniziando a implementare al loro interno questo tipo di controlli, il processo di adozione è ancora lungo e per molti aspetti molto poco armonizzato. 

Nonostante questo, è indubbio che il Continuous Transaction Control sia il futuro a cui ogni stato industrializzato e finanziariamente evoluto deve naturalmente tendere, per poter continuare ad avere dei rapporti fruttuosi con le altre nazioni, ma soprattutto per dare un boost alla propria economia – anche considerando i due anni appena conclusi e la prospettiva di una delicata situazione di politica internazionale.

 

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La trasformazione digitale coinvolge anche i sistemi di controllo 

La trasformazione digitale è un fenomeno che si è imposto ormai da qualche anno e che ha interessato trasversalmente quasi tutti i settori dell’economia e della società. Non sorprende che anche l’ambito fiscale sia stato interessato da questo cambiamento, modificando nel tempo strumenti e procedure per sfruttare al meglio i vantaggi che comporta la digitalizzazione. 

Da questo punto di vista, il Continuous Transaction Control si inserisce proprio in questo alveo di trasformazione, che in un certo senso è avviato a diversi livelli e non si può più arrestare. È bene sottolineare come i sistemi di CTC rappresentino solo un aspetto (anche se molto importante) di questa trasformazione: basti pensare a tutti i progetti pianificati e realizzati in questi anni dal nostro Paese per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Non servirebbe a nulla, infatti, prevedere un sistema di controllo digitale continuo sulle transazioni senza un corretto adeguamento dell’intero apparato istituzionale, che sempre di più deve considerare il digitale come via maestra per il proprio funzionamento e per interfacciarsi con altri soggetti. 

Ecco perché nel 2021 è stato varato un Piano Triennale per l’Informatica che mira proprio ad accelerare la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione fissando delle tappe precise e verificabili nel corso degli anni. In particolare, uno degli obiettivi specifici della strategia è “contribuire alla diffusione delle nuove tecnologie digitali nel tessuto produttivo italiano, incentivando la standardizzazione, l’innovazione e la sperimentazione nell’ambito dei servizi pubblici” (fonte: AGID)

Del resto, produttività, tecnologia e istituzioni sono i vertici di una triangolazione che deve funzionare perfettamente e all’unisono così da permettere di ricavare i maggiori benefici dalla trasformazione digitale. Tra l’altro, in questo percorso l’Italia è in un’ottima posizione, avendo fatto dei passi da gigante. In questo senso, si pensi all’adozione ormai consolidata della fatturazione elettronica, una tappa per certi versi epocale, che ha interessato in prima battuta la Pubblica Amministrazione e le aziende fornitrici e poi ha coinvolto tutte le attività di fatturazione sia B2B che B2C. 

E i risultati di questa operazione non hanno tardato ad arrivare: nel giro di qualche anno – tenuto conto che le ultime implementazioni “rilevanti” risalgono all’annata 2019/2020 – il livello di evasione fiscale dell’IVA è sceso al 20%, permettendo di ridurre il VAT GAP nazionale con gli altri Paesi membri dell’Unione Europea (fonte: Corriere.it).

Proprio questo dato introduce il primo formidabile vantaggio che si può ottenere come sistema paese, una volta che si decide di adottare un modello di Continuous Transaction Control. 

 

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Con il Continuous Transaction Control aumentano le entrate di un Paese 

Come dimostra l’esempio italiano, la digitalizzazione dei sistemi di transazione e di controllo conviene a chi la mette in atto. La fatturazione elettronica, del resto, è una misura propedeutica e assimilabile ai sistemi di Continuous Transaction Control e come tale assicura la possibilità di un Paese di veder aumentare il gettito fiscale. La cosa è intuitiva: migliorando l’efficacia dei controlli da parte delle autorità di vigilanza, ogni Stato può avere accesso a risorse che prima gli venivano sottratte. 

Da questo punto di vista il nostro Paese rappresenta ancora una volta un perfetto caso studio: ad oggi, infatti, l’Italia ha ottenuto dalla digitalizzazione dei controlli la somma sorprendente di 3.5 miliardi di euro, a cui occorre aggiungere anche i guadagni legati al gettito IVA che sono aumentati a oltre 2 miliardi di euro. 

Questi dati sono confermati dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, che ha sottolineato come l’introduzione di queste soluzioni digitali nel comparto tributario non solo ha retto bene il colpo della pandemia, mostrando tutta la sua efficacia, ma ha fornito uno strumento di semplificazione chiave in una fase così delicata come quella appena trascorsa. 

Il Continuous Transaction Control migliora l’efficienza dei controlli delle autorità 

Come si capisce dai dati riportati nel paragrafo precedente, l’introduzione di un sistema di Continuous Transaction Control permette a tutti i Paesi non solo di veder aumentare in modo sensibile i propri flussi di cassa, ma permette anche di efficientare alcuni processi interni, come quelli del controllo fiscale. A ben vedere, infatti, nella maggior parte dei Paesi i controlli vengono fatti dalle autorità solamente ex post, dopo un lasso di tempo più o meno lungo rispetto al momento dell’avvenuta transazione, il che rende l’accertamento non sempre facile ed efficace. A questo si aggiunga che le verifiche realizzate scontano un altro grande limite, quello di essere almeno inizialmente circoscritte ai documenti e alla reportistica presentata dai soggetti coinvolti nelle transazioni. 

Questo significa che l’accertamento è necessariamente limitato e tutto quello che non ha un immediato riscontro documentale deve essere recuperato e verificato con un’ulteriore attività ispettiva, che si traduce in tempo e risorse aggiuntive che devono essere messi in campo dalle autorità di controllo. I sistemi di Continuous Transaction Control hanno invece il grande vantaggio di cambiare questo tipo di approccio, mettendo le autorità in condizione di poter svolgere le proprie funzioni di verifica e di monitoraggio non più “passivamente”, ma in modo proattivo e tempestivo. 

E questo beneficio lo si coglie perfettamente descrivendo le principali modalità di funzionamento dei processi di CTC. 

Due modelli di CTC per un monitoraggio in tempo reale 

L’efficienza che i sistemi di Continuous Transaction Control sono in grado di assicurare alle autorità di controllo tributario è legata al fatto che ogni transazione può essere verificata in tempo reale o, addirittura, approvata preliminarmente. E questa immediatezza del controllo è resa possibile proprio grazie al funzionamento dei modelli di CTC, che si dividono in due macrocategorie. 

Da un lato c’è il reporting model, che si basa su un sistema di reportistica a carico delle aziende, che devono trasmettere in real time le proprie transazioni alle autorità di controllo senza bisogno di ricevere una approvazione preliminare (che arriva in una fase successiva) o una continua elaborazione dei dati aziendali al fine di essere considerati validi da un punto di vista fiscale. Dall’altro lato c’è il clearance model, che invece prevede che i dati caricati su determinate piattaforme, relativi a ogni transazione in via di conclusione, devono essere oggetto di una approvazione anticipata affinché quegli stessi dati e la loro elaborazione commerciale continuata siano validi da un punto di vista fiscale. 

Sebbene nei due sistemi cambi il ruolo dell’autorità di controllo e dei soggetti economici coinvolti (nel primo l’onere di dimostrare la validità dei dati e delle transazioni effettuate è in capo alle aziende, mentre nel secondo caso sono gli enti centrali a potersi muovere proattivamente), in entrambi i casi i dati diventano subito disponibili sulle piattaforme di interscambio(fonte: Sovos)

Questo vuol dire che le autorità hanno la possibilità di recuperare facilmente tutte le informazioni di cui hanno bisogno senza dover attivare degli accertamenti mirati, ma le possono ottenere semplicemente accedendo ai profili e ai dati caricati in formato digitale. 

Il Continuous Transaction Control diminuisce le irregolarità fiscali 

Se è vero che uno dei principali benefici dei sistemi di CTC è quello di rendere più efficiente l’operato delle autorità di controllo, la conseguenza diretta è quella di ridurre le irregolarità fiscali commesse durante le transazioni o in fase di rendicontazione. Del resto, questa è forse la motivazione più forte che ha spinto (e sta spingendo) molti dei Paesi ad adottare queste soluzioni. 
È il caso di Messico, Cile e altri Paesi latinoamericani, che per primi hanno implementato il Continuous Transaction Control proprio per far fronte all’evasione e all’elusione fiscale che sottraeva risorse fondamentali all’economia sana. 

Il risultato di questa scelta ha dato ben presto i suoi frutti: il Messico ha ridotto sensibilmente il numero di frodi fiscali, incrementando il gettito di circa 300 milioni di dollari; la stessa cosa è accaduta anche al Cile che ha raccolto 194 milioni di dollari in più dai servizi digitali; in coda si è messo anche l’Ecuador che ha adottato di recente queste soluzioni e ha già stimato di raccogliere più di 19 milioni di dollari di gettito aggiuntivo (fonte: CPA).

Lo stesso impatto positivo si è avuto anche dall’altra parte del mondo, tra i Paesi membri dell’Unione Europea. Ad esempio, la Romania sta accelerando sull’adozione di un sistema di Continuous Transaction Control, poiché si trova in una vera e propria “emergenza IVA”, avendo uno dei gap di gettito più ampi d’Europa. Anche la Slovacchia ha implementato queste stesse misure e ha iniziato un trend positivo che la sta portando ad abbassare il gap dell’IVA, che al momento è sopra al 20%, in modo da potersi allineare nel giro di qualche anno alla media europea.  

Il Continuous Transaction Control rende ogni Paese più attrattivo 

Un altro vantaggio che l’intero sistema Paese può ricavare dall’impiego di sistemi di Continuous Transaction Control è quello di facilitare le transazioni con l’estero, rendendole più sicure e tracciabili. Si può, infatti, immaginare che in futuro i vari sistemi di CTC che sono stati attualmente implementati nei vari Stati senza un ordine omogeneo vengano progressivamente ricondotti a delle forme e a dei processi di funzionamento condivisi. Questo dovrebbe permettere la creazione di piattaforme internazionali in cui le varie transazioni possono essere registrate, così da renderle facilmente tracciabili.

Ogni Paese che si uniformasse a questo meccanismo avrebbe un chiaro vantaggio competitivo rispetto agli altri, visto che offrirebbe un ecosistema di scambio sicuro e controllato, mettendo al riparo eventuali compratori stranieri da truffe od operazioni rischiose. Inoltre, per le autorità centrali sarebbe molto più facile ricostruire anche le transazioni che coinvolgono più Stati, potendo contare su una collaborazione internazionale resa ancora più efficace proprio dalla possibilità di condividere i dati rilevanti in formato digitale in tempi brevissimi. 

A questo si aggiunga che i Paesi con un sistema di Continuous Transaction Control appariranno più attrattivi agli occhi di eventuali investitori anche grazie alla riduzione della pressione fiscale che il CTC è capace di generare. Si può, infatti, immaginare, che negli Stati in cui il Continuous Transaction Control è attivo, il “costo” dell’evasione fiscale sia molto più basso; di conseguenza, il gettito fiscale sarà più alto e costante e, quindi, le aliquote saranno più basse, non dovendo compensare ammanchi di bilancio causati da comportamenti fraudolenti. 

Il Continuous Transaction Control è un volano per la digitalizzazione 

Implementare una soluzione CTC significherebbe anche dare a tutto il sistema Paese un impulso forte a completare la propria trasformazione digitale. Lo spiega bene ancora una volta Ernesto Maria Ruffini che a proposito della fatturazione digitale ha detto: “in una prospettiva di lungo termine, lo scopo è di favorire la nascita di una cultura digitale che pervada non solo il settore produttivo, ma l’intera società italiana” (fonte: fattura Pro)

Introdurre, infatti, un sistema di CTC significa cambiare l’approccio di ogni operatore economico rispetto alla gestione delle proprie transazioni e dirigersi verso un modello in cui la burocrazia è ridotta al minimo, i controlli sono più efficaci e meno costosi e il settore privato e quello pubblico collaborano. 

È bene sottolineare che questo circolo virtuoso, fatto di semplificazione burocratica, efficienza dei controlli e conseguente aumento del gettito (affiancata a politiche fiscali incentivanti e di “alleggerimento”) può diventare la base di una rivoluzione strutturale di ogni Paese come il nostro, trasformando il settore fiscale in un motore economico formidabile di crescita interna e di investimenti dall’estero.