Come possono aiutare i video personalizzati nel periodo Covid-19? L’emergenza Covid-19 ha spinto le autorità sanitarie a riflettere sulla possibilità di costruire una procedura di triage a distanza che garantisca tracciabilità e sicurezza per operatori e pazienti. Ad ora ci sono solo soluzioni sperimentali, ma una in particolare potrebbe rivelarsi davvero efficace.

Dopo aver causato il blocco di tutte le attività per circa due mesi, il Covid-19 continua a far sentire la sua presenza anche in questi momenti in cui le misure restrittive si stanno gradualmente allentando. Se è vero, infatti, che l’obiettivo di lungo periodo è quello di tornare ad una certa normalità, anche a beneficio di molte attività economiche, è tuttavia innegabile che ancora per molto tempo un ritorno ad uno stile di vita identico a quello di prima della pandemia sarà molto difficile.

Basti solo pensare alle varie disposizioni relative alla ristorazione o al settore turistico: tra distanziamento, dispositivi di igienizzazione personale, contingentamento e divisori di plexiglass, andare al ristorante o in spiaggia non sarà come gli altri anni.

Ovviamente questi sono solo due esempi, ma è ovvio che i cambiamenti interesseranno anche altri settori per certi aspetti molto più “sensibili”.

 

Una sanità che cambia: il triage

Uno di questi settori è, ad esempio, la sanità sia pubblica che privata, che dovrà iniziare a riconsiderare molte procedure per assicurare la sicurezza di medici e pazienti.

Non è un caso, infatti, che il Ministero della Salute abbia già diramato delle raccomandazioni specifiche per la tutela degli operatori sanitari, in modo da garantire lo svolgimento delle mansioni nel rispetto massimo della loro salute oltre che per ridurre il rischio di diffusione di infezioni, dal momento che il contagio del personale sanitario è stata una preoccupazione significativa nei mesi precedenti.

Queste misure riguardano per lo più l’utilizzo di dispositivi specifici, il loro smaltimento e un corretto regime di profilassi da mantenere prima, durante e dopo la permanenza in ospedale.

In aggiunta a queste, c’è un aspetto interessante della nuova sanità che si profila in futuro ed è quello che riguarda la gestione dei pazienti e del loro accesso alle strutture sanitarie. Infatti, uno dei “problemi” principali è quella di evitare grandi concentrazioni di pazienti positivi o meno al Covid-19 in un unico luogo, cosa che può facilitare sensibilmente l’espandersi del contagio.

Per questo, risultano particolarmente interessanti alcune iniziative che si sono proposte di modificare il triage ospedaliero, in modo tale da evitare gli ingressi immotivati e da rendere più facilmente tracciabili gli accessi riducendo contestualmente il numero di interventi inutili.

 

Il triage per stabilire priorità 

Normalmente, il triage intraospedaliero consiste in un processo dinamico volto a garantire che i pazienti ricevano il livello e la quantità di cure più appropriate alle loro necessità, in relazione alla migliore utilizzazione possibile delle risorse disponibili o destinabili.

In parole povere, ogni paziente presenta un certo grado di gravità e coerentemente a questo deve essere curato, secondo tempi e modi ben precisi: maggiore è tale livello, tanto più immediati e approfonditi saranno gli interventi.

Solitamente per svolgere questa procedura occorre l’intervento di personale sanitario incaricato, che rilevi i parametri vitali del soggetto, li registri, assegni al soggetto un codice di gravità e poi ne gestisca l’attesa, rilevando le eventuali modifiche di detti parametri. È chiaro che una procedura di questo tipo è tanto più importante nelle situazioni emergenziali, per evitare di intasare gli ingressi e mettere sotto pressione il sistema sanitario.

Considerando, infatti, che le risorse sanitarie sono per loro stessa natura limitate, è essenziale avere un modo per distribuirle in maniera efficiente, così da poter assicurare un trattamento efficace, tempestivo e soprattutto adeguato a tutti i pazienti. Per questo già da diverso tempo, e anche nel corso di questa pandemia, sono stati sperimentati dei sistemi di triage “alternativi”, come risposta immediata a momenti delicati di emergenza sanitaria.

 

Il triage a distanza: alcuni esempi

Un tipo di triage che è stato ipotizzato per fronteggiare l’emergenza Covid-19 è il cosiddetto “triage a distanza”. Secondo questa procedura, si ipotizza di poter allocare in maniera appropriata risorse sanitarie limitate nella quantità e disponibilità avviando questo processo di screening dinamico addirittura in una fase preospedaliera.

In realtà, il triage a distanza è una soluzione nota già da qualche anno su cui, tra l’altro, il Ministero della Sanità aveva emanato qualche tempo fa circolari e raccomandazioni al fine di predisporre procedure e protocolli unitari per la corretta attribuzione del codice triage e per la rivalutazionedei parametri vitali del paziente/utente (salute.gov.it).

Fino ad oggi, la forma più semplice e diffusa di svolgere un triage a distanza, nell’ambito di un’emergenza territoriale o che coinvolga il 118, è stata l’intervista telefonica – il cosiddetto dispatch – che viene svolto da un operatore della Centrale Operativa 118 non appena riceve una chiamata di emergenza.

Anche in questo caso, le procedure da seguire sono rigide e ben delineate e richiedono l’utilizzo di una serie di domande che servono a generare un codice di gravità a cui corrisponde un profilo di intervento con delle caratteristiche specifiche e adeguate alla situazione (il tipo di trasporto utilizzato, la tempestività, la qualifica dei soccorritori).

La procedura che è stata descritta si utilizza, come detto, soprattutto nei casi di emergenza, in cui viene attivato il 118 o nel caso ci sia un’emergenza territoriale localizzata.

A ben vedere, questo tipo di interventi è stato messo in atto proprio durante la fase più acuta della pandemia da coronavirus, dal momento che alle persone sospette di essere positive è stato consigliato di non recarsi presso gli ospedali e di chiamare il proprio medico curante o alcuni numeri verdi. Così facendo, si è provato a individuare a distanza i casi più gravi e a gestire direttamente a domicilio quelli più lievi.

Tracciare, distanziare, gestire: questi i grandi obiettivi della procedura di triage che è stata messa in campo.

Seguendo la stessa logica, ancora nella fase uno sono state predisposte le cosiddette tende pre-triage all’esterno degli ospedali, che avrebbero dovuto essere una sorta di anticamera in cui accogliere tutti coloro che presentavano sintomi riconducibili al Covid-19.

Sempre di triage a distanza si è parlato anche all’inizio della fase due per la riattivazione di alcuni servizi alla persona, come le visite specialistiche. Tra i primi ad attrezzarsi in questo senso sono stati i dentisti, che recentemente hanno diffuso delle linee guida ben precise su come svolgere in sicurezza le proprie prestazioni, prevedendo appunto una fase telefonica preliminare, in cui far svolgere un breve questionario al paziente per capire se può essere ammesso o meno all’interno della struttura.

 

La tecnologia fa la sua parte

Come si è già detto, però, la modalità telefonica (e anche quella “analogica” delle tende) è la modalità “più semplice” e non è affatto detto che sia l’unica possibile.

La trasformazione digitale, in questo senso, ha aperto ad alcune prospettive davvero interessanti, fornendo delle soluzioni innovative che possono aiutare a rendere più efficiente ed efficace l’intera procedura di triage.

Un esempio è il progetto di triage digitale che sta sviluppando Google proprio in questo periodo. Il gigante americano, infatti, sta creando un sito internet dedicato, all’interno del quale tutte le persone maggiorenni possono accedere ad un questionario realizzato in base alle linee guida stabilite dai funzionari della sanità pubblica. Coloro che al termine di tale sondaggio risultano essere “gravi”, ricevono direttamente un’indicazione in posta elettronica relativamente a dove si trovano le postazioni mobili o quelle fisse in cui effettuare il test con il tampone per Sars-Cov-2.

Sebbene per ora tale progetto sia geograficamente limitato alla città di San Francisco e ai suoi dintorni, è chiaro che la prospettiva è quella di dare un contributo notevole al programma di screening messo in campo dalle autorità sanitarie.

Sebbene sia il più noto, il caso di Google non è l’unico. L’emergenza Covid, infatti, ha “favorito” la nascita di progetti di telemedicina che si propongono di affiancare le procedure ordinarie di triage con delle soluzioni alternative, innovative e digitali.

È il caso della start up italiana PatchAi, di Padova, che abbina l’intelligenza artificiale ai sistemi medicali, la quale ha di recente sviluppato Laila, il chatbot di seconda generazione dal linguaggio umano, che verrà utilizzato come parte di un progetto finalizzato alla nascita del primo triage virtuale che valuta le condizioni cliniche dei soggetti a rischio Covid -19.

L’idea della start up padovana, infatti, è quella di creare una vera e propria applicazione per device mobili, la quale incorporerà un assistente virtuale che, grazie ad un innovativo algoritmo sviluppato seguendo le linee guida del Ministero della Salute, sarà capace di chattare con utenti e pazienti in modo empatico e di raccogliere dati in tempo reale così da fornire informazioni precise, come ad esempio le raccomandazioni igienico-sanitarie e numeri utili da contattare (sanita-digitale.com).

I vantaggi di una soluzione del genere sono molteplici.

Non solo la gestione e il trattamento dei pazienti potrebbe avvenire in modo più sicuro ed ordinato, ma ci sarebbe anche la possibilità di tracciare esattamente lo status di ogni utente, in modo da seguirlo durante tutta l’evoluzione del quadro clinico e, nel caso, intervenire prontamente con le misure migliori.

Non solo: un altro aspetto che non deve essere trascurato è quello della personalizzazione. L’intelligenza artificiale di alcuni chatbot, infatti, è capace di adattarsi alle risposte che riceve dall’utente, “imparando” da esse. Si può immaginare che nel corso del triage digitale organizzato, il chatbot impiegato sia in grado di modificare le domande e il “percorso” di accertamento da svolgere con il paziente, supportandolo attraverso un tono, una conversazione e una personalità adeguati.

Solo in seguito, le informazioni che verranno raccolte saranno comunicate al professionista sanitario dall’altra parte che deciderà l’intervento più adeguato.

 

I video personalizzati nel periodo Covid-19

L’aspetto davvero innovativo della soluzione sopradescritta è senza dubbio la capacità di combinare l’efficienza di una procedura automatizzata con la perfetta personalizzazione dell’intervento che l’intelligenza artificiale garantisce. Tuttavia, non è l’unica soluzione digitale che permette una cosa del genere.

Anche Doxee ha sviluppato una tecnologia capace di essere utilizzata in momenti particolari per raggiungere i destinatari con messaggi chiari, accattivanti e personalizzati. Stiamo parlando dei Doxee Pvideo®.

Cos’hanno di speciale questo tipo di video? Sono in tutto e per tutto dei video, il cui contenuto però può essere personalizzato in base a quale sia il messaggio che si vuole trasmettere e l’utente che si vuole raggiungere.

Il messaggio veicolato, infatti, può essere personalizzato in ogni sua componente in funzione dei dati del destinatario: si possono, ad esempio, inserire degli elementi di testo specifici perfettamente integrati con il contenuto del video o ancora si possono personalizzare le parti audio così da raccontare in modo semplice anche le informazioni più complesse.

Già questo basterebbe a rendere i Doxee Pvideo® dei perfetti strumenti di comunicazione; tuttavia c’è ancora dell’altro.

I video personalizzati Doxee sono costruiti sfruttando la cosiddetta narrazione personalizzata. Grazie, infatti, alla Dynamic Storyboard, ogni destinatario che si trova a ricevere il video può decidere come modificare il flusso narrativo del contenuto, a seconda delle risposte o delle scelte che fa nel corso della visione. In questo modo, non solo il video può essere manipolato direttamente da ciascun destinatario, ma mostrerà o nasconderà scene diverse a seconda di quelle che sono le necessità e i bisogni espressi dall’utente.

Tra l’altro, tutto questo avviene direttamente all’interno del video, il che rappresenta un grande vantaggio dal momento che rende la navigazione più comoda ed intuitiva.

 

Tutti i vantaggi di un approccio innovativo

La bontà di questa soluzione è riscontrabile dal successo che hanno avuto i progetti in cui è stata impiegata.

Uno di questi è stato quello che ha visto coinvolta Poste Italiane nella realizzazione di un contenuto per spiegare in modo semplice le nuove disposizioni relative ai pagamenti digitali contenute nella direttiva PSD2. In questo caso, con una comunicazione semplice, immediata e coinvolgente, Poste Italiane è riuscita ad esporre concetti anche molto complessi ma che hanno un impatto notevole sulla vita di tutti i giorni.

Gli stessi benefici si potrebbero ottenere utilizzando i Doxee Pvideo® per realizzare il triage a distanza di cui si è parlato sopra.

Grazie alla comunicazione immediata e all’assoluta rilevanza delle informazioni, il destinatario si sentirebbe immediatamente coinvolto, a maggior ragione se si vedesse raggiungere da un video che gli si rivolga per nome e che tenga conto della sua attuale situazione.

Inoltre, proprio grazie al formato video, ogni utente si troverebbe facilitato nella fruizione, che comunque non sarebbe mai del tutto passiva. Rispondendo alle domande e indicando i sintomi potrebbe modificare il video che, clic dopo clic, diventerebbe sempre più rispondente alle sue necessità.

Per finire, l’impiego dei Doxee Pvideo® darebbe ad ogni utente un feedback immediato, al termine del video, circa le azioni successive da svolgere. In aggiunta alla struttura sanitaria pubblica o privata garantirebbe la perfetta tracciabilità di tutti i pazienti, che potrebbero anche essere monitorati successivamente con un secondo video.

 

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