Senza ombra di dubbio possiamo dire che la pandemia è stata il motore di crescita dell’e-commerce in questi quasi due anni.  

L’emergenza sanitaria e le conseguenti misure di contenimento della diffusione del Covid-19 hanno avuto un forte impatto sulle abitudini di acquisto e di consumo di beni di prima necessità e non solo.  

Nei periodi di lockdown l’e-commerce è divenuto il mezzo principale per portare avanti attività commerciali e, talvolta, reinventarle. Se già prima del Covid-19 l’acquisto online era molto diffuso, soprattutto per quanto riguarda gli articoli non alimentari, ora ci troviamo difronte a una vera e propria ascesa dell’e-commerce.  

Per sfruttare al meglio questo momento, è fondamentale capire come valorizzare il proprio e-commerce ed aumentarne la visibilità online: essere facilmente rintracciabili online, infatti, è ormai alla base del successo di qualsiasi business, e per riuscirci è necessario farlo attraverso la SEO per e-commerce 

In questo articolo faremo il punto sulla situazione dell’e-commerce presente e futura e prenderemo in esame alcuni trend che stanno interessando gli acquisti online, per cercare di capire come cavalcarli in base alle proprie esigenze di business. Infine, ci focalizzeremo sulle azioni da mettere in campo per ottimizzare un e-commerce in ottica SEO ed aumentarne la visibilità. 

 

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E-commerce: quanto piace ai consumatori?

Come abbiamo già anticipato, l’e-commerce sta vivendo una vera e propria ascesa, dovuta soprattutto dall’emergenza sanitaria.  

Secondo un’indagine condotta da NielsenIQ, nel 2020 il tasso di crescita delle vendite e-commerce per i beni di largo consumo in Europa è aumentato notevolmente rispetto all’anno precedente. Ne sono un esempio l’Italia che è passata dal 55,6% al 106%, la Spagna che è passata dal 24,3% al 108,5% e il Regno Unito, le cui vendite sono aumentate quasi del 90% rispetto al periodo pre-Covid.

Se vogliamo analizzare l’andamento dell’e-commerce in Italia nell’ultimo anno, i risultati dell’indagine condotta dall’Osservatorio eCommerce B2C- Netcomm School of Management del Politecnico di Milano mostrano una crescita esplosiva dei comparti di prodotto, con un incremento di 8 miliardi di euro rispetto al 2019. Andando più nello specifico:  

  • Informatica ed Elettronica di consumo hanno visto un incremento di 1,9 miliardi di euro;
  • Nel Food&Grocery l’incremento equivale a 1,3 miliardi di euro;
  • Arredamento e Home Living hanno registrato 1,1 miliardi di euro in più rispetto al 2019. 

Questi dati confermano che l’e-commerce è entrato a far parte saldamente delle abitudini d’acquisto dei consumatoriNon solo. In questo periodo storico, l’e-commerce sta dimostrando di essere un vero e proprio motore di crescita del commercio, motivo per cui deve giocare un ruolo di spicco nelle strategie di business delle aziende. 

Ciò su cui queste ultime devono focalizzarsi oggi, dunque, non è sulla possibilità o meno che i consumatori facciano acquisti online, ma sui loro comportamenti d’acquisto tramite e-commerce. 

 

Mobile commerce e social commerce: i trend da seguire

Per quanto riguarda le abitudini dei consumatori, non solo siamo passati da un approccio fisico od omnicanale a uno principalmente online, ma è interessante notare come il mobile commerce abbia acquistato più rilevanza. Nel 2020, infatti, in Italia, il 51% degli acquisti e-commerce è avvenuto tramite smartphone. (fonte: Osservatori.it) 

Si tratta di un dato da tenere a mente per migliorare l’intera user experience e ottimizzare l’e-commerce anche da mobile. Non è un caso, inoltre, se sempre più aziende e piattaforme social, come Instagram e TikTok, stanno puntando sul social commerce. 

Secondo il rapporto globale dei Social Media Trends per il 2022 di Talkwalker, infatti, gli acquisti tramite social continueranno ad aumentare ed evolversi, rendendo l’acquisto online sempre più accessibile e immediato e dando vita a una Customer Experience distribuita su vari canali.  

È indiscutibile, dunque, che l’e-commerce stia ridisegnando i modelli di business delle aziende e abbia anche un impatto sulla vendita negli store fisici. Abbiamo visto che molti brand hanno saputo cogliere le opportunità dell’e-commerce valorizzando anche i punti vendita fisici. Basti pensare a H&M, Zara, Feltrinelli, Giunti e molti altri, che offrono la possibilità di acquistare online e di ritirare l’ordine nello store fisico.  

Si tratta di una modalità che rende l’esperienza d’acquisto online più umana e interattiva e invoglia il consumatore ad acquistare altri prodotti nello store fisico nel momento del ritiro del suo ordine.

Tutto questo preambolo ci consente di dire che ora e nel prossimo futuro sarà fondamentale per le aziende avere un e-commerce e soprattutto saperlo valorizzare e ottimizzare per essere facilmente rintracciabili.  

Ed è qui che entra in gioco la SEO.  

 

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SEO tradizionale e SEO per e-commerce: quali sono le differenze?

In un precedente articolo del nostro blog abbiamo parlato di come scrivere e ottimizzare un blogpost in ottica SEO. Tuttavia, le strategie di cui abbiamo parlato sono ben differenti da quelle che tratteremo in questo articolo.

Questo perché la SEO cambia in base agli obiettivi che ci permette di raggiungere. Ogni strategia SEO, infatti, deve essere ben strutturata in base agli obiettivi prefissati, alle buyer personas e al budget a disposizione. 

Per capire la differenza fra SEO tradizionale e SEO per e-commerce, dobbiamo, dunque, focalizzarci sull’obiettivo e sul tipo di traffico che si vuole generare.  

Da una parte, la SEO tradizionale ha lo scopo principale di attirare traffico, nello specifico, più traffico possibile, informarlo e coinvolgerlo. Dall’altra, la SEO per e-commerce viene impiegata per attirare utenti profilati e perseguire gli obiettivi di vendita.  

Un altro aspetto da sottolineare riguarda le keyword. Per ottimizzare un e-commerce in ottica SEO, è fondamentale impostare la propria ricerca keyword in base al search intent del potenziale cliente per rispondere prontamente alle sue esigenze. (fonte: “SEO per e-commerce” di Gaetano Romeo) 

Per quanto riguarda l’intent, ovvero il motivo per cui un utente avvia una ricerca online, Google ha identificato quattro micro momenti a cui corrispondono quattro obiettivi:

  • I momenti “I want to know”, quando un utente vuole informarsi e conoscere, ma non necessariamente comprare qualcosa;  
  • I momenti “I want to go”, quando cerca un prodotto o un negozio nelle vicinanze;  
  • I momenti “I want to do”, quando vuole imparare a svolgere una determinata attività;  
  • I momenti “I want to buy”, quando vuole acquistare un prodotto.  

Riuscire a intercettare il search intent degli utenti che vogliono acquistare è il vero grande obiettivo di un SEO specialist. Per questo motivo, la ricerca deve essere incentrata sulle cosiddette transactional keyword. 

Secondo la definizione di Semrush, le transactional keyword sono quelle parole che vengono utilizzate quando un utente è determinato a fare un acquisto. Sono, infatti, delle keyword più specifiche e generalmente contengono call-to action esplicite come “compra”, “in vendita”, “sottoscrivi”, parole che descrivono il prodotto o il servizio in modo più dettagliato o che contengono il nome del brand.

Le transactional keyword, dunque, ci consentono di attirare utenti rilevanti che si trovano nella fase finale del funnel, e di raggiungere gli obiettivi di vendita prefissati. 

Dopo aver visto quali sono le principali differenze fra SEO tradizionale e SEO per e-commerce, non ci resta che parlare delle principali strategie di ottimizzazione dell’e-commerce.

 

Sette consigli per ottimizzare un e-commerce in ottica SEO

In un momento storico ed economico così delicato, l’e-commerce è diventato un’opportunità per piccole e grandi aziende che stanno ridefinendo le proprie strategie di business. Tuttavia, non basta avere un e-commerce, non basta apparire nella prima pagina dei risultati di ricerca di Google, è importante posizionarsi il più in alto possibile.

Secondo Serpwatch, infatti, circa il 67,60% dei clic sulla SERP riguarda i primi cinque risultati, mentre i risultati dal sesto al decimo guadagnano solo il 3,37% dei clic.  

Per riuscire a ottenere un buon posizionamento, dunque, è necessario mettere in pratica alcune strategie di ottimizzazione per la SEO. Vediamone alcune emerse durante il nostro live talk del Doxee Digital Club insieme a Gateano Romeo:

  1. Avere una buona struttura del sito. È importante creare un’alberatura del sito semplice sia perché rende più facile la lettura e la comprensione delle pagine da parte di Google, sia perché consente di avere una visione più chiara dei contenuti e di evitarne la duplicazione. Inoltre, un sito web che ha una struttura ben definita richiede meno risorse di codice e si carica più velocemente.
  2. Non sottovalutare la struttura delle URL. Una URL efficace, infatti, deve essere breve e non deve contenere caratteri maiuscoli o spazi. Le parole chiave dell’URL, inoltre, devono essere separate dal segno di interpunzione “-”. Infine, è importante includere degli attributi riguardanti il prodotto all’interno della URL, come ad esempio: /ipad-64gb-nero/.
  3. Rendere il sito “sicuro”.Un passaggio molto importante in ottica di affidabilità riguarda la migrazione dell’e-commerce dal protocollo http verso il protocollo https. Si tratta di un processo che non influenza direttamente l’ottimizzazione SEO, ma che può avere un forte impatto sull’utente che ha intenzione di acquistare.
  4. Dare importanza ai breadcrumb. I breadcrumb, o “briciole di pane”, sono dei collegamenti interni che si trovano nella parte superiore della pagina e consentono all’utente di tornare alla sezione precedente o alla home page del sito. A tal proposito, è fondamentale inserire nelle breadcrumb le parole chiave principali, in modo da facilitare la ricerca degli utenti e l’indicizzazione delle pagine dei prodotti.
  5. Eliminare i contenuti duplicati. Si tratta di contenuti identici o molto simili tra di loro che si trovano all’interno dello stesso dominio e che hanno URL diversi. Questi contenuti vengono molto penalizzati dai motori di ricerca ed è quindi importante saperli gestire nel modo corretto attraverso l’uso dei tag canonical. I canonical, infatti, aiutano i motori di ricerca a comprendere che esiste una sola versione dell’URL che deve essere indicizzata, a prescindere dalle varie versioni di URL che vengono visualizzate.
  6. Non dimenticare il carrello. Il carrello è una pagina che i motori di ricerca non desiderano indicizzare, per questo motivo è importante impostarli su “noindex” o “nofollow” o utilizzare il tag X-robots. In questo modo si comunica al motore di ricerca di non indicizzare la pagina di carrello e si evita di essere penalizzati. 
  7. Valorizzare le descrizioni dei prodotti. Aggiungere delle descrizioni poco dettagliate dei prodotti presenti nell’e-commerce può penalizzare sia dal punto di vista del traffico di ricerca organico, sia nel riuscire a convincere l’utente a compiere un acquisto.  

Queste che abbiamo appena presentato, sono solo alcune delle molteplici strategie di ottimizzazione di un e-commerce in ottica SEO. Riuscire ad applicarle tutte correttamente consente di avere maggiori possibilità di migliorare il proprio posizionamento nella SERP. Ciò significa, oggi, avere un vantaggio competitivo nel proprio mercato di riferimento.  

Per concludere possiamo dire che l’e-commerce è la nuova grande opportunità dei brand che puntano ad ampliare il proprio business e aumentare le proprie vendite. Riuscire a valorizzarlo e a farlo co-estistere con il punto vendita fisico è sicuramente una sfida che vale la pena affrontare.