Sul tema della fatturazione elettronica – per la Pubblica Amministrazione, per le imprese e per i privati – l’Italia ha un ruolo di apripista ormai consolidato all’interno dell’Unione Europea. 

L’obbligo di fatturazione elettronica, nel nostro Paese, è una realtà per la stragrande maggioranza dei soggetti economici fin dal 2019, sia in caso di B2G (dunque per le operazioni con la PA), che di B2B che di B2C.

Altri paesi UE sono più indietro in questo percorso.  

Ma tutti, senza eccezione, stanno accelerando. E lo stanno facendo in maniera sempre più decisa.

In Francia vige già un obbligo di fatturazione elettronica B2G totale; e a partire dal 2024, verrà introdotto gradualmente un obbligo anche per tutto l’ambito B2B. 

Anche in Spagna vige già un obbligo B2G; e nei prossimi tre anni – tramite una serie di regolamenti in corso di approvazione – la “e-fattura” sarà estesa gradualmente a tutti gli altri ambiti.

Tra gli stati che si stanno muovendo più rapidamente ci sono – tra gli altri – Slovacchia, Polonia, Bulgaria, Finlandia, Romania, Serbia, Danimarca, Belgio. Più di recente, anche Grecia e Germania hanno condiviso la loro roadmap per l’introduzione della fattura elettronica.

Il momento di svolta per questa accelerazione ha un acronimo ben preciso: ViDA (VAT in the Digital Age).  

 

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Si tratta del piano d’azione della Commissione europea, pubblicato l’8 dicembre 2022, che prevede, in sintesi:

– che dal 2024, per gli Stati membri, non sarà più necessario richiedere la deroga all’UE per introdurre il mandato di fatturazione elettronica sul proprio territorio;

– che, sempre dallo stesso anno, non sarà più necessario ottenere il preventivo consenso dell’acquirente a ricevere fatture in formato elettronico;

– che dal 2028 la fattura elettronica diventerà di default la modalità da utilizzare e sarà obbligatoria nelle transazioni intra-UE.

– inoltre, sempre a partire dal 2028: diventerà obbligatorio comunicare i dati delle informazioni relative alle transazioni intra-comunitarie (escluse le operazioni B2C). Tale obbligo prenderà la forma di digital reporting requirements, (o e-Reporting)

Non ci dilunghiamo ulteriormente qui, e rimandiamo tutti quelli che vogliono approfondire il tema a queste due sedi: 

– un nostro blogpost interamente dedicato al piano d’azione ViDA; 

– un altro blogpost con una panoramica sulla fatturazione elettronica in Europa.

Nel proseguo di questo articolo, invece, ci vogliamo soffermare sul tema della fatturazione elettronica internazionale, con un focus sui paesi extra-UE. 

Quali sono gli approcci adottati e le tendenze? Quali le relative deadline? 

Ci sposteremo dagli Stati più vicini all’Italia e all’UE, fino agli Stati Uniti, al Sudamerica, all’Arabia Saudita, al mondo asiatico e, infine, all’Australia.

 

Regno Unito

Nel Regno Unito la fatturazione elettronica è stata introdotta nel 2014, quando il Paese faceva ancora parte dell’Unione Europea. 

Dal 18 aprile 2020 l’obbligo di conformarsi all’utilizzo della fattura elettronica riguarda tutte le amministrazioni pubbliche, centrali e periferiche. Per le aziende di qualsiasi altro settore, invece, il suo uso è volontario.

La strategia del governo britannico, in ogni caso, va decisamente verso l’incoraggiamento dell’adozione della fatturazione elettronica, in particolare nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e con il settore sanitario, in modo specifico. 

Il modello adottato è basato sulla rete PEPPOL, anche se l’amministrazione ha messo a punto una propria piattaforma, denominata PECOS P2P.

Su PEPPOL – dunque sulle sue caratteristiche, sul suo funzionamento e sulla sua importanza per l’ambito della fattura elettronica internazionale – ci siamo concentrati in questo articolo.

 

 

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Svizzera

Restiamo vicini al nostro Paese, e spostiamoci in Svizzera. 

Qui la situazione e le strategie sono simili a quelle del Regno Unito. 

La fatturazione elettronica è stata introdotta nel 2015. Nel 2018 è stata poi promulgata una legge federale che ha stabilito una serie di regole e procedure per l’invio e la ricezione delle fatture elettroniche. Attualmente, l’uso della fattura elettronica è obbligatorio per i fornitori delle amministrazioni federali. 

La e-fattura non è obbligatoria nelle transazioni tra privati, ma è incoraggiata dal governo come parte della più ampia strategia di digitalizzazione.

 

Stati Uniti

Andiamo dall’altra parte dell’oceano, riferendoci però a un ecosistema economico – quello statunitense – che è fortemente connesso a quello europeo. Oltre a essere, evidentemente, centrale nelle dinamiche globali.

Negli USA non esiste una regolamentazione univoca a livello federale; e ci sono grandi differenze tra Stato e Stato.

In generale, però, il modello più adottato è quello definito dal Consiglio delle relazioni commerciali elettroniche (ECR) degli Stati Uniti, che prevede l’uso di standard tecnici comuni per la trasmissione delle fatture elettroniche, assicurando l’interoperabilità tra i vari sistemi di utilizzati dalle aziende.

Una notizia recente: la Business Payments Coalition insieme alla Federal Reserve sta sviluppando un progetto pilota con l’obiettivo di creare un sistema standardizzato di scambio di fatture elettroniche. Un’infrastruttura molto simile a quella già citata di PEPPOL, che possa facilitare tutte le procedure sia a livello nazionale che a livello internazionale. Questo progetto vede il coinvolgimento di diversi stakeholder e la collaborazione con la stessa associazione OpenPeppol.

 

Una panoramica sul Sud America

Gli stati del Sud America hanno un ecosistema economico e produttivo molto diverso l’uno dall’altro, naturalmente. Così come assai diverse sono le situazioni sociali, amministrative, governative. 

 Spinti soprattutto dalla volontà di arginare fenomeni di evasione ed elusione fiscale e, quindi, di monitorare in modo più capillare l’assolvimento degli adempimenti fiscali da parte delle imprese contribuenti, la maggior parte di questi Paesi ha adottato la fatturazione elettronica con grande anticipo rispetto al resto del mondo. Non è un caso che i modelli di fatturazione elettronica sviluppati nell’area LATAM siano basati principalmente su di una impostazione centralizzata, che prevedono un forte controllo dell’autorità fiscale sulle transazioni. In questo senso, è immediata la similitudine con il modello italiano incentrato su ruolo del Sistema di Interscambio.

In Brasile, ad esempio, la fatturazione elettronica è stata introdotta già nel 2006.  

Il governo ha creato un sistema centrale, lo SPED (Sistema Público de Escrituração Digital) per la gestione di tutte le fatture elettroniche. Dal 2018, le imprese che superano un determinato fatturato sono tenute a emettere esclusivamente fatture elettroniche.

In Messico la fatturazione elettronica è stata introdotta nel 2011. E dal 2014 tutte le aziende sono obbligate a emettere fatture elettroniche tramite il sistema centralizzato CFDI (Comprobante Fiscal Digital por Internet). La situazione è comunque in aggiornamento, con il passaggio a una nuova versione della fattura elettronica, il cosiddetto CFDI 4.0.

Anche in Argentina tutte le imprese sono obbligate a emettere fatture elettroniche. Così come in Perù, in Colombia, in Cile.

 

Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti

In Arabia Saudita (mercato sempre più importante e interconnesso), la fattura elettronica B2B è obbligatoria dalla fine del 2021, quando ha avuto inizio la prima fase di implementazione.  

La seconda è stata avviata a gennaio 2023 e prevede l’integrazione con il sistema centralizzato ZATCA. Attualmente le imprese non residenti e che non hanno filiali basate sul territorio sono esonerate. 

Sulla stessa scia si stanno muovendo gli Emirati Arabi Uniti, con la pubblicazione di un provvedimento che renderà obbligatoria la e-fattura in ambito B2B, attraverso modalità analoghe a quelle adottate dall’Arabia Saudita. 

Dal 1 febbraio 2023, inoltre, le fatture di importazione di valore pari o superiore a 10.000 AED (circa 2400 €) devono essere attestate dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale degli Emirati Arabi Uniti (MoFAIC) tramite il sistema eDAS.

 

Cina e India

Anche i due colossi asiatici, con le loro enormi economie in costante e grandissima espansione, hanno iniziato ad accelerare sempre più sul tema della fatturazione elettronica.

La Cina ha lanciato un progetto pilota legato alla fatturazione elettronica (e-fapiao) alla fine del 2021. Il progetto è stato adottato da un numero di crescente di province nel corso del 2022.  

Per il momento, l’uso della fatturazione elettronica è obbligatorio solo per i nuovi contribuenti dei settori B2C e B2B e volontario per tutti gli altri. Il progetto è comunque destinato a consolidarsi fino a raggiungere la piena copertura, stimata nel 2025.

In India, il Good and Services Tax Council (GSTC), l’organismo responsabile della gestione fiscale nel paese, ha approvato nel dicembre 2019 l’introduzione graduale delle fatture elettroniche per la dichiarazione delle aziende B2B nel sistema Good and Service Tax (GST System). 

C’è stato un primo periodo di adesione volontaria. Dal 2021, è iniziata l’introduzione dell’obbligatorietà, basata su un’implementazione graduale collegata al fatturato medio annuo delle imprese. Dal 2023, tutte le aziende con un fatturato superiore a 50 milioni di rupie (circa 550.000 €) sono tenute a emettere esclusivamente fatture elettroniche. Seguiranno tutte le altre aziende con un fatturato minore.

 

Australia

L’Australia ha approvato un piano per l’introduzione graduale della fattura elettronica B2B. Si dipanerà in tre fasi, a partire dal 2023 fino al 2025.  

Anche il piano australiano si basa sull’utilizzo dell’infrastruttura PEPPOL; in questo caso si tratterà dell’unica modalità di scambio per le fatture elettroniche. 

 

In conclusione: una tendenza chiara e molto forte

Eccoci giunti alla fine di questa nostra panoramica sulla fatturazione elettronica internazionale; una panoramica, per forza di cose non esaustiva e in continuo aggiornamento.

Al di là delle differenze micro e macro, un dato emerge in maniera prepotente: tutte le regolamentazioni nazionali, in giro per il mondo, si stanno dirigendo a grandi passi verso l’adozione più ampia e diffusa possibile della e-fattura. E, dai sistemi di adesione volontaria, ci si sta spostando verso l’introduzione graduale di obblighi.

I motivi sono molto semplici da identificare:

Riduzione drastica dell’evasione e dell’elusione fiscale, con conseguente recupero di risorse da parte dello stato. 

Semplificazione e digitalizzazione di tutti i processi, sia per le amministrazioni, che per le imprese. 

Interoperabilità cross-border, in un ecosistema economico che sempre più ha necessità di scavalcare le tradizionali barriere nazionali. 

Aumento della sicurezza e della trasparenza, con riduzione sempre più marcata dei margini di errore o di manipolazione fraudolenta. 

Riduzione dei costi, sul fronte delle aziende, relativi alla trasmissione e alla conservazione delle fatture cartacee. 

– Possibilità, sempre sul fronte delle aziende, di integrare lo strumento della fatturazione elettronica con altri strumenti digitali di gestione dei processi di vendita, di acquisto, di rapporto con il cliente.

Si tratta di saper cogliere la portata di questa svolta e, soprattutto, le opportunità che porta con sé. Opportunità che vanno ben oltre gli obblighi. E che riguardano le amministrazioni, le imprese, i singoli cittadini…insomma, la collettività nel suo insieme. 

 

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