Quando si parla di SPID, di PEC o di firma elettronica non si parla di nulla di troppo nuovo. Sono temi e tecnologie che riguardano l’identità digitale che esistono da diversi anni: un periodo che è percepito come molto lungo per gli standard velocissimi a cui la Digital Transformation ha abituato tutti noi. 

C’è tuttavia da registrare un’accelerazione molto decisa e inedita su tutto quello che riguarda questo tema. Un’accelerazione che è figlia del periodo di emergenza scatenato dalla pandemia da Covid-19.

 

 

Nelle fasi drammatiche che ci stiamo lasciando alle spalle, infatti, l’importanza di sveltire tutta una serie di procedure, potendole effettuare a distanza, in maniera sicura e digitale, si è palesata in tutta la sua urgenza e necessità. Ma non solo. 

Tutti noi, infatti, abbiamo avuto modo di verificare in prima persona quanto tempo e fatica potevamo risparmiarci effettuando online, ad esempio, dei processi di autenticazione per accedere a dei bonus fiscali, meglio se in pochi clic.  

Ebbene, quello che è certo è che questa accelerazione non si sta certo esaurendo, e che deve ancora portare i suoi frutti più maturi. Frutti che hanno a che fare con l’ottimizzazione, con la semplicità, con i risparmi di tempo e denaro…ma anche con l’integrazione con altri versanti digitali. 

Procediamo, però, con ordine; e apriamo questo articolo fornendo una prima definizione di identità digitale. 

 

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Identità digitale – definizione, tipologie, caratteristiche 

 Partiamo da un livello in un certo senso preliminare, che viene ben individuato dalle parole utilizzate nel sito ufficiale dell’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale). Ci riferiamo alla cosiddetta “identificazione elettronica”: 

“L’identificazione elettronica è un processo in cui si usano i dati di autenticazione personale in forma elettronica per identificare univocamente una persona fisica e una persona giuridica” (source: agid.gov.it). 

Per dirla in altro modo, prima di stringere il cerchio sui tipi principali di identità digitale: si tratta di un insieme specifico di informazioni che identificano una specifica persona, all’interno di uno specifico sistema informatico.

Non solo: l’identità digitale permette di stabilire che una determinata persona, in un preciso momento, sta compiendo determinate azioni online. Riassumendo: chi, che cosa, quando. 

Il tutto, naturalmente, previo accesso con delle credenziali di autenticazione. 

Se il “dietro le quinte” informatico dell’identità digitale coinvolge aspetti tecnici anche molto complessi, su cui non è il caso di insistere in questa sede, i suoi utilizzi operativi sono ormai qualcosa con cui abbiamo una grande familiarità. 

Basti pensare alla firma elettronica, che è il corrispettivo della firma fisica ma che porta con sé tutta una serie di ulteriori vantaggi e opportunità, che abbiamo sintetizzato in questo articolo. 

Un’altra tipologia di identificazione elettronica a cui tutti siamo ormai perfettamente abituati? La PEC (Posta Elettronica Certificata), che identifica in maniera univoca il mittente e il destinatario di un messaggio, assumendo in questo modo un valore legale pieno ed effettivo. 

E poi c’è lo SPID, che è – appunto – il Sistema Pubblico d’Identità Digitale.  Attenzione, perché ci sono 3 livelli di sicurezza relativi allo SPID: 

  • Livello 1, definito “basso”: che permette l’autenticazione tramite un ID e una password stabilita dall’utente.
  • Livello 2, definito “significativo”: è quello più diffuso e che in molti ci siamo già ritrovati ad utilizzare. Permette un’identificazione a doppio fattore, con una password “usa e getta” (One Time Password), generalmente distribuita tramite sms o tramite le app dedicate dei diversi provider.
  • Livello 3, definito “elevato”: è quello che garantisce il massimo livello di affidabilità; l’autenticazione richiede, oltre alla coppia di credenziali user e password, anche l’utilizzo di chiavi crittografiche, che possono risiedere su di una smart card, oppure su un dispositivo HSM a cui accedere da remoto.

E dopo le definizioni di identità digitale, spostiamoci su tutto quel che riguarda la sua diffusione nel nostro Paese. 

Identità digitale – andamenti, dati, numeri 

Ora, come anticipato, vediamo qualche numero, il più possibile aggiornato, sulla diffusione delle identità digitali SPID in Italia. Sono dati ufficiali che ricaviamo sempre dal sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale (fonte: agid.gov.it). 

  • A maggio 2022, il numero totale delle identità digitali SPID in Italia ha superato i 30 milioni.
  • Di questi 30 milioni, ben 10 milioni (dunque, un terzo) sono state attivate negli 12 mesi precedenti, con un trend in continua e decisa accelerazione.
  • Gli accessi tramite SPID per usufruire dei servizi della Pubblica Amministrazione hanno superato il mezzo miliardo nel 2021. Nel primo quadrimestre del 2022 sono stati circa 330 milioni. Il trend, anche in questo caso, è di forte e inequivocabile crescita.
  • C’è poi il tema della CIE, la Carta d’Identità Elettronica: in questo momento, gli italiani in possesso della CIE sono già oltre il numero di 28 milioni.

Ed ecco, infine, le dichiarazioni di Vittorio Colao, Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione Digitale: 

“Abbiamo raggiunto in anticipo l’obiettivo annuale di diffusione dell’identità digitale previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (pari al 38% della popolazione), e ci avviciniamo sempre di più all’obiettivo del 2023 (il 46% della popolazione). È un tassello fondamentale per proseguire il percorso della digitalizzazione e grazie a questa capillare diffusione lo Stato potrà offrire servizi pubblici ancora più efficienti e semplici da utilizzare, migliorando così il rapporto dei cittadini e delle imprese con la Pubblica Amministrazione. Ciò sarà possibile anche grazie agli interventi che le PA locali e centrali stanno avviando con grande partecipazione, in linea con i tempi del PNRR” (fonte: ansa.it). 

Identità digitale SPID per i minori – un focus 

Dopo qualche definizione di Identità Digitale e un rapido approfondimento sui numeri e sulle tendenze, eccoci a un focus relativo all’identità digitale per i minori; tema molto delicato, questo, soprattutto per quel che riguarda la sicurezza (che ha gradi sempre più elevati) e la tutela dei dati. 

Attenzione! Per quanto – come sappiamo – l’età media della popolazione italiana si sta alzando ormai da diverso tempo, il numero dei cittadini sotto i 18 anni costituisce come circa il 16% del totale, secondo gli ultimi dati Istat (fonte: openpolis.it). 

Per avere un’idea numerica più precisa, stiamo parlando di circa 9,8 milioni di ragazzi e ragazze. Per la fascia 0 – 14 anni, il totale è di circa 7,6 milioni. Ed ecco spiegata, dunque, l’importanza del tema dell’Identità Digitale anche per i minori, una platea tutt’altro che trascurabile. 

A riguardo, ci sono dei recenti aggiornamenti, rilasciati con la determinazione n.51 del 3 marzo 2022 dell’Agenzia per l’Italia Digitale.

Secondo queste linee guida, quindi, sarà consentito ai ragazzi e alle ragazze nella fascia di età tra i 5 e i 14 anni di ottenere e utilizzare l’identità SPID per l’accesso ai servizi digitali, sempre sotto la supervisione dei genitori.

Si partirà con un periodo di prima applicazione di tipo sperimentale, che si esaurirà il 30 giugno 2023; in questo intervallo temporale, sarà attività la sola fruizione dei servizi in rete erogati dagli istituti scolastici di ogni ordine e grado. 

Come richiedere lo SPID per i minori? 

Naturalmente, saranno i genitori a poterlo fare, rivolgendosi direttamente al proprio provider e accendendo con credenziali di livello. Tutti i principali gestori di identità stanno approntando tutto il necessario per attivare questa funzionalità.

Un’importante specificazione, in conclusione di questo paragrafo: i minori non saranno obbligati a comunicare un numero di cellulare al provider per lo SPID. In questo caso, le comunicazioni inerenti la sicurezza transiteranno attraverso il numero di telefono del genitore. 

Non solo adempimenti – le opportunità dell’integrazione 

Concludiamo questo articolo con un versante che ci sta particolarmente a cuore. Quando si parla di digitalizzazione e Pubblica Amministrazione non bisogna commettere un errore purtroppo ancora molto diffuso: quello di limitarsi agli adempimenti. 

Abbiamo, infatti, già sottolineato i grandi vantaggi che si annidano nel passaggio all’identità digitale, in termini di risparmio di tempo e denaro, oltre che d’incremento dell’efficienza e della sicurezza. Ma c’è una parola chiave ulteriore da tenere sempre ben presente: integrazione. Una parola chiave che è quanto mai decisiva quando dall’ambito dei privati ci si sposta in quello delle aziende. E ci spieghiamo subito. 

Con gli strumenti offerti da aziende specializzate come Doxee, si possono integrare – ad esempio – soluzioni di firma elettronica associate ad una identificazione tramite SPID. Si tratta di un’evoluzione naturale e innovativa dei processi di sottoscrizione, dunque utilissimi su più fronti, non da ultimi quelli della contrattistica. 

Insomma, si tratta di rivolgersi alla più completa dematerializzazione documentale. Che parte da adempimenti di diverso tipo, certo. Parte da obblighi del regolatore. Ma il punto di arrivo può e dev’essere una vera e propria rivoluzione che coinvolge tutto ciò che ha a che fare con l’archiviazione documentale.

Quello che conta davvero è abbracciare un’ottica ampia e onnicomprensiva. Perché la Digital Transformation offre i suoi frutti più interessanti quando è matura, quando si configura come un vero e proprio cambio di mentalità: e non quando si limita ad accelerare solo alcuni processi o, peggio, quando viene sbandierata solo come uno slogan. 

 Tutte le carte sono sul tavolo. Gli strumenti ci sono; e anche le agevolazioni da parte del regolatore. E non bisogna mai scordarsi che, in questo caso, la partita la vincono tutti: la Pubblica Amministrazione, le company di ogni comparto produttivo, le singole persone. Con la svolta digitale l’ottica è sempre quella win-win: quello che c’è da fare è mettere in moto il circolo virtuoso!