Nel nostro contesto nazionale, la fattura elettronica è ormai una realtà assodata e quasi scontata. L’azione del legislatore, a partire dal 2019, ha infatti esteso la fatturazione elettronica alla quasi totalità degli operatori economici: restano ancora escluse alcune categorie, tra cui ad esempio i professionisti che rientrano nei regimi di vantaggio o nel regime forfettario, i piccoli produttori agricoli o ancora medici, farmacisti e operatori sanitari.

Peraltro, le cose potrebbero presto cambiare, poiché l’Italia ha già manifestato l’intenzione di estendere l’obbligo, nel prossimo futuro, anche a quanti rientrano nel regime forfettario 

Al di là di queste casistiche particolari, resta il fatto che la fattura elettronica in Italia è ormai ampiamente presente e l’obbligo normativo ha certamente funzionato da volano per la progressiva digitalizzazione dei processi di billing, dalla fatturazione al pagamento, senza dimenticare la recente introduzione dell’ordine elettronico.

L’adozione precoce della fattura elettronica ha permesso di apprezzarne i vantaggi prima che altrove, spingendo altri Paesi a valutarne l’introduzione obbligatoria e contribuendo a fornire validi argomenti a sostegno della diffusione della fattura elettronica nel mondo.  

 

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I vantaggi offerti dalla fattura elettronica  

I vantaggi apportati dalla fattura elettronica, vista inizialmente da molte aziende (e forse da alcune ancora oggi) come un vincolo normativo scomodo e ingombrante, sono in realtà diversi e riguardano in primis proprio le imprese, per estendersi poi alle pubbliche amministrazioni e, in definitiva, all’intera comunità dei cittadini. Quali sono, allora, questi vantaggi che suscitano l’interesse di un numero sempre maggiore di imprese e autorità governative nel mondo? 

  • Maggiore rapidità nell’esecuzione dei pagamenti: i dati analizzati dal MEF (Ministero dell’economia e delle finanze) mostrano che l’introduzione della fattura elettronica ha determinato una riduzione dei tempi medi di pagamento, che sono passati dai 74 giorni del 2015 ai 48 giorni del 2019. Uno scarto notevole, che certamente è andato a tutto beneficio dell’imprese fornitrici;  
  • riduzione degli errori ed efficientamento dei processi, grazie al contributo dell’automatizzazione e alla condivisione di standard e procedure, che rendono molto più agevoli anche i rapporti con partner commerciali esteri; 
  • generazione di risparmio sotto svariati punti di vista: risparmio di tempo e risorse economiche da parte delle aziende, ma anche risparmio e una migliore gestione nell’ambito della spesa pubblica; 
  • riduzione dell’evasione fiscale, grazie ad un monitoraggio più capillare che ha consentito di recuperare circa 2 miliardi di indotto IVA, nel solo 2019, ovvero il primo anno che ha visto l’introduzione dell’obbligo B2B;
  • ottimizzazione della customer billing experiencela digitalizzazione della fattura consente alle imprese di avere a disposizione grandi quantità di dati che possono essere utilizzati per realizzare comunicazioni mirate e personalizzate verso i clienti, strutturando il momento dell’invio della fattura come una vera e propria esperienza. 

La fattura elettronica, quindi, è in grado di innescare una serie di meccanismi virtuosi che coinvolgono a tutto tondo i processi aziendali. 

 

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I nostri vicini europei: cosa ci dobbiamo aspettare 

Non c’è da stupirsi, allora, che molti Paesi europei (e non solo) abbiano iniziato a valutare a loro volta l’estensione dell’obbligo normativo relativo alla fatturazione elettronica anche al settore B2B. 

Mentre molti Paesi dell’Unione si sono limitati a recepire la direttiva UE 55/2014, che impone l’implementazione della fatturazione elettronica nell’ambito degli appalti pubblici e vincola le pubbliche amministrazioni ad essere in grado di ricevere e gestire le fatture elettroniche, altri hanno già iniziato a porre le basi per ampliare la platea di attori coinvolti nei processi di fatturazione elettronica. 

Alcuni Paesi, tra cui ad esempio Francia, Germania e Austria, solo per citare i nostri vicini più prossimi, hanno già esteso l’obbligo di fatturazione elettronica a tutto l’ambito B2G, andando quindi già oltre il mero adempito della direttiva 55/2014; altri Paesi non hanno ancora introdotto questo tipo di vincolo ma hanno dichiarato di avere questa intenzione nel prossimo futuro.

Inoltre, è intenzione di molti stati europei proseguire in questo percorso, introducendo appunto l’obbligo della fatturazione elettronica anche nelle transazioni tra privati (fonte: Osservatorio B2B).

In particolare, la Francia ha già definito una roadmap che prevede un’introduzione graduale, articolata sulla base di tre step progressivi, in considerazione della dimensione delle imprese. Secondo questo progetto, a partire dal 2023 verrà introdotto progressivamente l’obbligo in ambito B2B, cominciando con le imprese di dimensioni maggiori, fino ad arrivare alla completa diffusione nel 2025.

Anche la Finlandia si è data la stessa scadenza per l’introduzione dell’obbligo nelle transazioni tra privati; realtà come la Slovacchia, il Belgio e la Germania, pur non avendo ancora dichiarato deadline precise, hanno espresso la volontà di seguire questa stessa strada. 

I benefici attesi con l’introduzione dell’obbligo della fattura elettronica B2B sono sostanzialmente quelli che abbiamo citato in precedenza:  

  • incentivare la digitalizzazione delle imprese, con tutti i vantaggi che ne conseguono; 
  • incrementare l’indotto IVA contrastando l’evasione fiscale;  
  • incentivare e migliorare la collaborazione tra imprese e pubbliche amministrazioni,  
  • promuovere e ottenere un maggior livello di semplificazione dei processi amministrativi e fiscali. 

 

Gli sviluppi della fattura elettronica nel mondo 

Prendendo in esame lo stato della fattura elettronica nel mondo e la sua diffusione, non si può che iniziare prendendo in considerazione la realtà dell’America Latina. I paesi LATAM, infatti, sono stati dei veri e propri pionieri del settore e lo stato di avanzamento della fattura elettronica è già notevole.

Anche se con alcune eccezioni di carattere settoriale, l’obbligo della fattura elettronica è già ampiamente esteso a tutti gli operatori economici in Argentina, Brasile, Messico, Cile, Bolivia, Colombia e Perù. Peraltro, l’obbligo della redazione e gestione in forma elettronica è esteso anche diversi altri documenti aventi rilevanza fiscale. Questo modello nel corso degli anni ha ampiamente dimostrato la sua validità, soprattutto perché ha sensibilmente contribuito alla riduzione dell’evasione fiscale (fonte: Billentis).

Più recentemente, a fine 2020, anche l’Arabia Saudita ha emanato una legge in tal senso, stabilendo che entro la fine del 2021 la fattura elettronica interesserà obbligatoriamente tutte le transazioni B2B

Gli Emirati Arabi Uniti, invece, non hanno al momento introdotto alcun obbligo in questo senso, anche se l’utilizzo della fattura elettronica è consentito e incentivato. 

Vale la pena ricordare che fino al 2018 l’Arabia Saudita, così come gli Emirati Arabi Uniti e lo stato del Bahrein, non hanno mai avuto l’obbligo dell’IVA, introdotta per la prima volta proprio ad inizio 2018. In questo caso, si può dire che la fattura elettronica viene certamente vista uno strumento efficace per monitorare il livello di adempimento rispetto al nuovo obbligo fiscale rappresentato dall’introduzione dell’IVA.  

Molti altri Paesi, pur senza introdurre al momento obblighi formali, stanno incentivando sempre di più l’adozione della fattura elettronica. È il caso ad esempio di Singapore, che ha deciso di conferire dei veri e propri bonus alle imprese che decidono di “convertirsi” alla fattura elettronica, abbandonando la carta in favore di processi paperless.

Sulla stessa scia si sono mosse anche Australia, Nuova Zelanda e Cina, dove sono stati attuati progetti e politiche apposite per sostenere l’adozione diffusa della fattura elettronica.  

In molti di questi Paesi, l’adozione della fattura elettronica è andata di pari passo con l’adesione alla rete PEPPOL. 

 

PEPPOL, l’autostrada della fattura elettronica 

Il PEPPOL network, infatti, si configura allo stesso tempo come strumento al servizio della fattura elettronica e come incentivo al suo utilizzo. 

Nato all’interno dell’Unione Europea, il PEPPOL (Pan European Public Procurement Online) si configura come una vera e propria rete, basata su standard e specifiche tecniche precise e condivise tra gli attori, che supporta lo scambio di dati e documenti nell’ambito di transazioni commerciali a livello anche transnazionale e in un contesto caratterizzato dalla massima interoperabilità.

Il PEPPOL, infatti, è nato come strumento a supporto della creazione del Mercato Unico Europeo, ma grazie alle sue caratteristiche ha suscitato l’interesse di diversi Paesi anche al di fuori dell’Unione.  

Molti dei Paesi che abbiamo ricordato nel paragrafo precedente e che stanno avviandosi sempre più velocemente verso la completa adozione della fatturazione elettronica, hanno deciso di procedere su questo percorso proprio avvalendosi di PEPPOL.

In particolare, Singapore, Australia e Nuova Zelanda sono tra le realtà extra-UE che hanno manifestato il maggiore slancio in questo senso, individuando le rispettive PEPPOL Authorities di riferimento e accreditando i primi Access Point.  

Il linguaggio condiviso su cui si basano PEPPOL e i documenti elettronici gestiti al suo interno, contribuiscono a facilitare enormemente le transazioni commerciali tra i partner che operano nella rete, con grandi vantaggi per le imprese coinvolte.

Proprio come una grande autostrada è in grado di collegare tra loro i Paesi più lontani, PEPPOL mette in comunicazione attori commerciali tra loro distanti e diversi. Sulla stessa strada della fattura elettronica viaggiano le relazioni tra operatori economici di tutto il mondo, verso nuove opportunità. 

 

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