Aggiornato il 20/10/2022

 

Cos’è la trasformazione digitale?

“Trasformazione digitale” è forse una delle espressioni che più spesso si è sentita usare in questi anni. Se ne parla facendo riferimento alle aziende, associandola ad importanti benefici o elencandone le sfide principali e i rischi per coloro che non siano in grado di adattarsi a questa rivoluzione e che sono, quindi, inevitabilmente destinati a finire “condannati” dal mercato.

Spesso la trasformazione digitale viene indicata anche come efficace leva di marketing grazie alle nuove soluzioni digitali che offre.

In tutto questo, però, quando si fa riferimento alla trasformazione digitale capita spesso che venga tralasciata la cosa più importante, che è poi quella che davvero conta: la sua definizione. Dare, infatti, una definizione a questo concetto non è facile e per due motivi.

Il primo è perché la trasformazione digitale, di per sé, è un concetto che attiene al mondo digitale che, per sua stessa natura, è in continua evoluzione ed aggiornamento.

Il secondo è perché, a ben vedere, la trasformazione digitale ha una incredibile pervasività in quanto coinvolge tanti aspetti e ambiti diversi e questo rende molto difficile una sua definizione univoca.

Tuttavia, definire qualcosa è sempre un esercizio utile, soprattutto quando lo si fa per quello che probabilmente è uno dei più importanti stravolgimenti economici, sociali e culturali che ci troviamo ad affrontare. Andiamo quindi a scoprire cos’è la trasformazione digitale!

 

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Innovazione

La definizione da cui partire è questa: la trasformazione digitale è un processo di innovazione, che avviene attraverso le nuove tecnologie digitali, come il Cloud, l’Internet of Things, la Blockchain e l’Intelligenza Artificiale.

Tale innovazione non riguarda solamente l’aggiornamento degli strumenti, ma comporta un vero e proprio ripensamento del modo di fare business: esso coinvolge tanti aspetti dell’organizzazione aziendale, da quelli più legati al prodotto a quelli relativi alla formazione e al marketing.

Ad esempio, è trasformazione digitale quella che riguarda la gestione dei lavoratori e la creazione di nuove modalità di lavoro rese possibili dalle digital technologies. È il caso del remote working o “telelavoro”, ossia quel tipo di lavoro che viene svolto lontano dal proprio posto di lavoro fisico, ma che risulta collegato in modo funzionale e strutturale all’attività lavorativa contrattualmente stabilità grazie all’aiuto di strumenti di comunicazione informatici e telematici.

Correlato a questo è anche il cosiddetto smart working che è: “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

Allo stesso modo, è trasformazione digitale l’adozione da parte delle aziende di nuove strategie di comunicazione che fanno leva su nuovi touch point, messi a disposizione dalla crescente pervasività di internet. L’esempio più rilevante, in questo senso, è l’uso i social network (Facebook, Twitter, LinkedIn e altri), che sono diventati strategici per ogni azienda che voglia raggiungere in modo più efficace e diretto i propri clienti.

Non è un caso, infatti, che già nel 2017 questi strumenti erano utilizzati da un’azienda su due, con l’Italia (44%) in perfetta linea con tale trend. Questo perché è stato compreso dagli imprenditori italiani che i social media possono avere un ruolo chiave per sostenere il proprio business, anche in termini di rapporto con il singolo consumatore, a patto di imparare a confrontarsi con lo stesso in maniera diversa, fornendo contenuti che siano davvero rilevanti.

Alla luce di questo, le aziende italiane “stanno sui social” per tre motivi principali (in ordine di importanza): brand reputation (83%), brand awareness (74%) ed infine conversion dalla piattaforma al sito ecommerce o allo store.

Del resto, trasformazione digitale è anche innovazione in termini di strategie di marketing. È, infatti, necessario offrire ai clienti una customer experience maggiormente strutturata e capace di rispondere alle necessità e alle aspettative di questi ultimi, che sono diventati sempre più esigenti anche per via della stessa trasformazione digitale.

Questo ha portato le aziende a cambiare approccio e passare da una strategia di marketing multicanale semplice, in cui il consumatore-utente ha a disposizione due canali di vendita (uno online e uno offline) a quella che viene chiamata una strategia omnicanale.

Essa si pone come obiettivo quello di unire e coordinare armonicamente i canali di comunicazione e di vendita tradizionali e quelli digitali in modo tale da offrire al consumatore un’esperienza di acquisto del prodotto il più possibile immersiva, integrata e dinamica, sfruttando le potenzialità dell’uno e dell’altro. Così facendo, ogni singola azienda ha la possibilità di aumentare le proprie possibilità di vendita oltre che migliorare la relazione con i clienti, che diventa più forte e profonda perché costruita attorno alle nuove abitudini digitali del consumatore.

Da questi tre esempi, si capisce un aspetto fondamentale della trasformazione digitale: essa implica sempre un cambiamento, un’innovazione su due livelli paralleli, quello tecnologico legato all’avvento di nuovi strumenti e quello “culturale” che richiede di cambiare il modo in cui precedentemente si concepiva la propria attività.

Questo ci permette di passare alla seconda definizione.

 

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Cambiamento culturale

La trasformazione digitale è un cambiamento radicale nel modo di fare e concepire l’attività d’impresa, alla luce dell’arrivo e della diffusione delle tecnologie digitali.

Questo tipo di cambiamento ha coinvolto prima di tutto gli imprenditori, che hanno smesso di considerare come lontano e irraggiungibile il mondo digitale e che, al contrario, stanno iniziando ad utilizzare proprio le tecnologie digitali per costruire nuovi modelli di business o per innovare quelli già esistenti.

Ha parlato di questo fenomeno Maurizio Santacroce, amministratore delegato della Business School de IlSole24Ore, definendolo un vero e proprio cambiamento culturale, in quanto l’integrazione di strumenti digitali all’interno della propria azienda viene ormai percepita dagli imprenditori “come qualcosa di normale, una evoluzione del business e che è quotidianamente nella vita delle imprese. Può aiutare i manager a fare di più e meglio”.

Ma concretamente, in cosa si traduce questo cambio di mentalità?

Ad esempio nell’approccio nuovo che si ha nei confronti dei dati. Con la trasformazione digitale, infatti, ogni decisione strategica è inevitabilmente data driven, ossia guidata dai dati, i quali permettono di fissare degli obiettivi, tracciare determinati andamenti e capire successivamente se le scelte sono state corrette o vanno riviste.

Questo ha un notevole impatto ad esempio quando si costruisce una strategia di marketing, che proprio grazie agli strumenti digitali prevede una lunga fase di listening della platea dei consumatori attraverso dei software che analizzano sentiment e behaviour sulla rete.

Il cambiamento di approccio rappresentato dalla trasformazione digitale si mostra anche nella progettazione di prodotti e servizi dell’azienda. Se è vero che il prodotto deve rispondere ad un bisogno, la trasformazione digitale fornisce gli strumenti necessari per realizzarne diverse versioni (anche digitali) in base ai target individuati nella fase di analisi.

L’approccio viene sostanzialmente ribaltato: non si mira più a produrre per soddisfare una necessità generica, ma si punta ad intercettare quelli che sono i bisogni differenziati per fornire soluzioni specifiche.

 

Semplificazione

Ecco cos’è la trasformazione digitale: semplificazione della totalità dei processi, attraverso la riduzione delle ridondanze e degli errori legati ad attività manuali non strategiche.

Un esempio, in questo senso è la semplificazione che viene garantita dalla dematerializzazione, che è una delle parole più spesso associata alla digital transformation. Con tale termine si fa riferimento a quel processo di conversione di un documento dal formato analogico a quello digitale, il quale comporta una serie di cambiamenti ulteriori e di benefici che interessano tutti i livelli dell’azienda.

Primo tra tutti è quello di ridurre il consumo di carta e conseguentemente di risparmiare notevolmente sul costo del materiale di cancelleria e su quello di archiviazione, dal momento che non è più necessario conservare i documenti cartacei in magazzini fisici.

Secondo vantaggio è la migliore gestione dei documenti che possono essere archiviati in modo più razionale e sicuro, secondo delle architetture efficaci che ne rendano facile ed intuitiva la ricerca.

Tra l’altro, la dematerializzazione dei documenti non ha dei vantaggi solo entro l’organizzazione dell’impresa, ma è anche una risorsa notevole per quanto riguarda la comunicazione con i clienti, permettendo di creare una document experience personalizzata, chiara ed efficace, in cui il rapporto non è più unidirezionale, bensì collaborativo.

Questo ha un chiaro riflesso positivo sulla customer experience, che è un fattore competitivo strategico per le aziende, dal momento che i consumatori, quando interagiscono con le imprese, si aspettano comunicazioni sempre più articolare, dinamiche e personalizzate.

Alla luce di tutto ciò, si può integrare la definizione che è stata data all’inizio di questo capoverso, dicendo che, in generale, la trasformazione digitale è una opportunità di miglioramento e di ottimizzazione del proprio business sia in termini di processi interni, che vengono semplificati, sia in termini di qualità degli output finali.

 

Obiettivo

Sembra scontato, ma è così. Non è un caso, infatti, che tutti i Paesi industrializzati abbiano nella loro agenda l’implementazione di misure volte a favorire il completo compimento della trasformazione digitale.

Persino l’Europa ha recentemente stilato un programma paneuropeo per affrontare in maniera coordinata la trasformazione digitale nel periodo 2021-2027. Esso prevede, in sette anni, un investimento di 9,2 miliardi di euro in alcuni ambiti specifici in modo da rafforzare la leadership mondiale dell’Europa nel campo digital transformation.

In particolare, si prevede di investire:

  • 2,7 miliardi per dotare l’Europa di un parco tecnologico autonomo e concorrenziale, accrescendo la qualità e la disponibilità d’uso dei supercalcolatori, a beneficio di settori quali la sanità, la cybersecurity, le energie rinnovabili e la sicurezza dei veicoli;
  • 2,5 miliardi per stimolare la crescita e gli investimenti privati nel settore dell’Intelligenza Artificiale;
  • 2 miliardi per sviluppare soluzioni e infrastrutture all’avanguardia per proteggere l’economia digitale, la società e le democrazie Europee da possibili attacchi hacker;
  • 1,3 miliardi per supportare la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, anche attraverso delle strutture di sperimentazione e un servizio di consulenza per valutare meglio la fattibilità economica dei progetti di trasformazione digitale;
  • 700 milioni a favore dei cittadini europei per facilitare l’acquisizione delle principali competenze digitali attraverso dei tirocini e dei corsi di formazione di durata variabile, che possono essere svolti indipendentemente dallo Stato membro di residenza.

Anche per l’Italia, ovviamente la trasformazione digitale rappresenta un obiettivo da perseguire, al punto tale che l’AGID, ossia l’Agenzia per l’Italia Digitale, ha sviluppato un sito chiamato Avanzamento Digitale che espone i dati relativi all’avanzamento dei progetti strategici per la trasformazione digitale del Paese, permettendo di compararli con quelli che sono gli obiettivi indicati nel Piano Crescita Digitale.

Una chiosa: dando uno sguardo proprio alle statistiche di questo sito, si conferma il fatto che in Italia la strada verso la trasformazione digitale è ancora tanta.

Sebbene, infatti, dalle aziende italiane arrivino dei segnali positivi, che dimostrano come si stia raggiungendo una notevole maturità digitale, anche davanti a Paesi come UK, Francia e Germania, e che in generale ci sia una grande voglia di continuare ad investire per implementare più soluzioni digitali, tuttavia ci sono delle barriere che rallentano tale rivoluzione.

 

Quindi: cos’è davvero la trasformazione digitale?

In questo articolo abbiamo provato a rispondere ad una importante domanda, ma quindi, cos’è la trasformazione digitale? La trasformazione digitale è un concetto complesso, che racchiude in sé diversi significati, uno per ogni suo aspetto rilevante.

È, innanzitutto, un moto di innovazione, legato all’introduzione di soluzioni nuove e digitali, che interessa tanti settori di un’azienda, dal marketing all’organizzazione interna.

Parlando appunto di organizzazione interna, la trasformazione digitale coincide anche con il miglioramento dei processi, attraverso la semplificazione e la dematerializzazione. Questo ha come conseguenza una maggior efficienza di funzionamento, ma non solo: permette di fornire al consumatore stesso un prodotto o un servizio di maggiore qualità, più vicino alle sue necessità e alle sue aspettative.

Del resto, il cliente e non più il prodotto è al centro delle strategie di qualsiasi azienda, ora che è intervenuta la trasformazione digitale, che ricordiamolo è anche un cambiamento nella cultura imprenditoriale, ormai aperta alla piena integrazione degli strumenti digitali nel proprio modello produttivo.

Ma non solo il consumatore, la trasformazione digitale ha posto l’accento sull’importanza dei dati e sul ruolo strategico della customer experience come fattore di leva competitiva formidabile. Questo segna un cambiamento d’approccio totale, in cui l’imprenditore deve mettere in discussione, ciclicamente, i propri capisaldi strategici per rimanere al passo coi tempi.

E, infine, la trasformazione digitale è un obiettivo da perseguire, una meta a cui tendere, che pone sfide importanti ma che promette anche benefici notevoli. Per coglierli, però, è necessario ripensare (ancora una volta) a che tipo di competenze sviluppare e a quali partner commerciali scegliere per compiere un’evoluzione così radicale da poter sembrare quasi darwiniana. Ecco cos’è la trasformazione digitale.