AirBnB, Spotify e Netflix sono tre delle imprese di maggior successo nell’ambito dell’economia digitale. In pochi anni, questi nomi sono divenuti ben noti in tutto il mondo. Dietro al loro successo sono presenti tecnologie e servizi di un’impresa che, al contrario, non in molti conoscono (ad eccezione della prima parola che ne compone il nome). Stiamo parlando di AWS – Amazon Web Services. AWS è la divisione di Amazon che vende servizi di cloud computing ed è fornitore della stessa Amazon. Come vedremo in questo blog, i servizi AWS stanno letteralmente guidando il web come nessun’altra impresa e, ancora più importante, ne stanno plasmando il futuro.

 

Storia ed evoluzione dei servizi AWS

Quando si parla di cloud computing, le imprese hanno due opzioni. La prima è comprare l’hardware, facendo internamente setup, manutenzione e upgrading a prescindere dall’effettivo utilizzo, ovvero pagare per lo spazio di archiviazione, banda e potenza di processore effettivamente utilizzati. Considerando queste alternative, risulta vantaggioso per molte imprese utilizzare i servizi di AWS per supportare la propria infrastruttura web.

Come spiegato dal Guardian, AWS nasce come servizio di backend di Amazon. Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha fortemente voluto che i team di Amazon cominciassero a lavorare insieme in maniera sistematica e standardizzata. Ogni gruppo ha ricevuto l’input di creare la propria interfaccia sulla piattaforma cloud di Amazon per “comunicare” con le altre unità. Dunque, niente più email per scambiarsi dati. Amazon è stata trasformata in un agglomerato di centinaia di piccole imprese, capaci di accedere in remoto alle risorse di cui hanno bisogno per ogni singolo progetto.

Non solo: ad ogni unità è stata imposta la presenza di un service team per supportare l’interfaccia creata – con il preciso ordine di “mettere i servizi prima di tutto”. In questo modo, nel 2002, nasce Amazon Web Services.

AWS entra nel mercato nel 2006 e, inizialmente, le imprese acquistano da essa gli spazi di archiviazione sui server di Amazon. Tuttavia, anche altri servizi AWS, come quello di cloud computing, inizialmente pensati per Amazon, vengono adottati da molte altre imprese per via del modello di pricing legato all’utilizzo.

Tale novità suscita infatti grande interesse da parte di startup ed imprese con limitate necessità di utilizzo dei server. Singoli individui, così come start up e grandi colossi del digitale come Slack, hanno avuto la possibilità di liberarsi di buona parte dei costi di gestione e mantenimento dei server.

I servizi AWS di archiviazione e cloud computing possono rendere operativa qualsiasi impresa online. Al loro esordio, questi servizi si chiamavano Amazon S3 (Simple Storage Service) ed EC2 (Elastic Computing Cloud). Essi sono ancora i due principali servizi AWS.

 

La dimensione globale del network di AWS

L’obiettivo d’impresa di AWS è alquanto ambizioso. In un post di Quora, all’inizio del 2017, Chad Smith, sviluppatore dell’architettura di AWS, ha fornito alcuni dati sul network di server AWS. A quel tempo, erano presenti 16 regioni, composte a loro volta da 2 o più availability zone (AZ). Ogni AZ dispone da 1 a 6 data center e ogni centro contiene dai 40000 agli 80000 server. Alla fine dello stesso anno, Oppenheimer ha stimato che AWS disponeva di 1.3 milioni di server in tutto il mondo. Anche in Italia, nel 2020 verrà aperta una nuova infrastruttura regionale a supporto dei clienti, come Doxee.

Risulta quindi ovvio perché Gartner, per sette anni consecutivi, ha inserito Amazon alla posizione di Leader nel Gartner Magic Quadrant for Cloud Infrastructure as a Service.

Questa capacità di calcolo come si traduce in quote di mercato? I numeri parlano di un vero e proprio dominio incontrastato di AWS sull’intera rete mondiale. A Ottobre 2017, AWS ha ottenuto 4.57 miliardi di dollari di ricavi – in un solo trimestre! Ha totalizzato 18 miliardi e continua a crescere esponenzialmente. The Verge ha calcolato che, ad aprile 2018, nel solo Nord America, l’1% dell’intero traffico risulta essere in entrata o in uscita da un server di Amazon. Inoltre, un terzo di tutti gli utenti di internet nel Nord America effettua un accesso ai server di Amazon almeno una volta al giorno.

Mentre alcune imprese lo utilizzano come semplice servizio di storage, altre hanno sviluppato piattaforme ed interi siti internet su AWS. Netflix, ad esempio, lo utilizza per l’infrastruttura di backend, includendo archiviazione e streaming. L’elenco di imprese ed istituzioni di grande rilevanza include anche Adobe, Airbnb, Spotify, Yelp e la Nasa. Infatti, quando healthcare.gov, il sito internet governativo degli Stati Uniti per l’Affordable Care Act, ha avuto problemi di banda, il Governo ha deciso di spostare tutte le strutture su Amazon. Persino la C.I.A. ha affidato una parte degli spazi di archiviazione ad AWS.

Ci sono altre migliaia di piccole imprese che usano i servizi AWS, offerti come parte dell’infrastruttura. Ad esempio, Polly, il motore di text-to-speech integrato all’interno dell’architettura AWS, è utilizzato da Doxee per dare alle animazioni un doppiaggio personalizzato che imita in maniera accurata la voce umana (qui un esempio).

 

Questioni relative al dominio sulle infrastrutture di AWS

Ogni volta che Amazon Services (es. Alexa), Amazon Video o Amazon.com sono utilizzati, anche AWS entra in gioco. Naturalmente, il principale test per vedere l’importanza di qualcosa si misura nell’impatto che essa genera quando non è disponibile. Per quanto riguarda AWS, abbiamo un precedente di particolare rilevanza il 28 febbraio del 2017. In questa data, alcune server di AWS S3 sono andati in crash, ma, dato il grande ammontare di traffico che passa tutti i giorni da quei server, centinaia di migliaia di siti sono stati colpiti.

Pochi giorni dopo, Amazon ha dichiarato i motivi dell’accaduto. Un impiegato, effettuando del debugging in un sistema di fatturazione, ha mandato offline più server di quelli attesi. Ciò ha causato un effetto domino che ha colpito altri due sottosistemi, avviando una reazione a catena su altri server. Rimuovendo una parte significativa delle capacità di sistema, questo blackout ha dato inizio al processo di riavvio dell’intero sistema. Amazon ha spiegato che avrebbero operato altre modifiche all’accesso da parte dei dipendenti operanti sui server S3, dando al sistema maggior protezione da certi rischi. Tuttavia, questa circostanza ha messo alla luce il fatto che la stabilità dell’infrastruttura dipenda dal lavoro di tutti, in ogni sua parte.

 

Il futuro di AWS: verso le stelle

Non è possibile prevedere l’evoluzione di AWS, ma sembra che la sua attuale direzione sia fuori dal mondo, letteralmente. Uno dei molti progetti in corso si tratta di una collaborazione con Iridium, azienda specializzata in tecnologie satellitari. Come riportato da CNBC, Iridium sta collaborando con Amazon per sviluppare una rete satellitare per l’Internet of Things (IoT), chiamata CloudConnect. “Ora che Amazon ha messo il nostro linguaggio nelle piattaforme cloud” dichiara Matt Desch, CEO di Iridium, “possono estendere le applicazioni [di AWS] nell’ambito dei satelliti […]Il network CloudConnect andrà a rimediare alle mancanze delle tecnologie cellulari”.

Una cosa è chiara. AWS vive e continuerà ad esercitare il suo enorme potere, dando alle nostre vite un influenza positiva. La sua struttura è la base di internet, e garantisce ad essa una maggiore possibilità di migliorare le nostre vite e di lavorare in maniera più produttiva.